Santa Teresa di Riva, Spettacolo e Cultura
Consumismo vs antiche tradizioni: temi in tempo di Natale
Santa Teresa di Riva (Messina). Ancora una volta, il Caffè Riva d’Arte ha affrontato un tema quantomai attuale, la cui discissione – post serata – può far riflettere e/o infiammare gli animi. Presepi, tradizioni popolari e religiose vissute negli anni intorno al 1945 ma anche dopo e fino ai giorni nostri. Si è parlato di consumismo, di marketing, di un modo (di derivazione decisamente U.S.A.) di intendere le festività natalizie e non solo.
Ma, prima di addentrarci nell’affrontare i contenuti – come di consueto uso fare -, vorrei divagare su un termine che poi vedrete combinare con il resto del discorso. Chi erano i dinosauri? Tutti sapete che, questi esseri mostruosi e perlopiù giganteschi, dominarono il nostro pianeta per ben 160 milioni di anni. Ebbene, si estinsero. Forse a causa di una glaciazione o per l’impatto di un enorme asteroide sulla Terra, questi giganti scomparvero dalla faccia della Terra.
Immaginate oggi una qualsiasi persona (compreso chi scrive, ovviamente), accostata ad una “dinosauro”: credo lo si farebbe alludendo al preistorico e alla prossima estinzione, perlomeno ideologica. Ebbene, chiaccherando fra amici, toccando l’argomento Antiche Tradizioni, sorge talvolta quel senso di nostalgia. Opinioni difformi, fra chi apprezza l’immediatezza produttivo-affaristica moderna e chi, ben più avanti negli anni, contrappone una ben maggiore umanità e perché no spiritualità vissuta e goduta nell’evento natalizio di qualche tempo fa. Mi viene da ricordare che, nel 1989, Raf profeticamente cantava: “cosa resterà degli anno ’80?”
Ma torniamo all’ultima serata al Caffè d’Arte: il Colonnello Paino, nella veste di artista del Presepe, il signor Maurilio Palella, zampognaro, il cantastorie Carlo Barbera, gli amici di “Trazzeri d’Antiddu” e, non ultimo il signor Antonio Rizzo, uomo e poeta e uomo di antica esperienza, e non solo loro, hanno illustrato (o hanno esibito in brani e racconti), un mondo che fu. Un mondo prima delle play station, prima degli utilissimi eppur controversi smartphone online, e sottolineerei di Babbo Natale, della Coca Cola e Halloween. Gli ultimi tre, di pura tradizione a Stelle e Strisce, che nulla hanno a che vedere, il primo ed il secondo col Natale Cristiano e il terzo con la Commemorazione Sacra dei nostri defunti.
Attenzione: la tendenza dettata da social e mass media sembra avere la meglio su quei “matusa” (da un gergo giovanile degli anni ’60), che oggi si ostinano a rivangare un passato che non tornerà. Un passato si di maggior unione familiare pur nella povertà, di ristrettezze talvolta al limite della sopravvivenza: “Iò ti dugnu la nennè, picchi pani non ci ‘nnè” recitava una vecchia filastrocca popolare. Un passato, però, nel quale il Presepe e non l’albero era sacrosanto nelle case, nel quale lo zampognaro passava per le vie del paese diffondendo un’atmosfera indescrivibile di festa. Un passato di fede cristiana, di preghiere in dialetto siciliano, di mattine in cui ci si alzava convintamente prestissimo per andare alla novena nella chiesa al di là del torrente, se necessario a piedi nudi, quando non si avevano le scarpe né caldi vestiti per coprirsi adeguatamente. Un tempo in cui bastava “‘u cicalìnu” (mezzo guscio di noce e un pezzetto di legno… sfiorandolo faceva un rumore particolare), per far giocare i bambini.
In definitiva, la dott.ssa Patanè e gli ospiti intervenuti, ci hanno semplicemente invitato a ragionare. Se infatti volessimo “scavare” più in profondità nella storia della Sicilia, una ricca bibliografia testimonierebbe usanze, costumi, cucina tradizionale, (senza dimenticare l’immenso patrimonio storico), e starebbe a dimostrare che questa Terra non ha nulla da invidiare, (anzi il contrario), ad esempio alla dilagante subcultura dei moderni fast food. E allora, quasi sgorga una lacrima dagli occhi di chi racconta, perché noi sappiamo chi siamo e da dove veniamo. Siamo un popolo che ha subito numerose dominazioni nei secoli ma che ha una sua forza, un suo orgoglio, una sua identità, una religione e un suo Natale.
Concluderei qui, avendo solo grattato appena la superficie, di un discorso che non ebbe inizio col Presepe di San Francesco a Greccio ottocento anni fa, ma addirittura con la creazione del mondo e, si protrarrà fino alla fine dei tempi. A tutti, Buone Feste.
Giovanni Bonarrigo
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