Santa Teresa di Riva, Spettacolo e Cultura
AI… e non solo: abbiamo chiesto al prof. Davide Arabia
Wikipedia: “è una disciplina che studia se e in che modo si possano realizzare sistemi informatici intelligenti in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano”. Ma prima di porle le mie domande, mi sembra corretto chiederle “chi è il prof. Arabia? Professionalmente parlando?”
La mia formazione passa attraverso la laurea in ingegneria elettronica con orientamento telematico presso l’università degli studi di Messina. Dopo esperienze lavorative nel settore privato (Airlique nel settore gas medicali), formazione per adulti nel campo dell’informatica, mi specializzo alla scuola SISSIS nella classe di concorso discipline elettrico ed elettroniche. Dal 2008 sono nominato docente a tempo indeterminato a Cuneo presso la sede dell’Istituto Professionale Sebastiano Grandis. Ho modo di testare la mia esperienza con corsi di aggiornamento presso la National Instruments e per 10 anni (dal 2011 al 2020) svolgo il ruolo di responsabile del test center dell’Istituto Grandis per il conseguimento della patente europea del computer. Ho seguito durante il mio periodo cuneese i rapporti con aziende quali Michelin, Acqua Sant’Anna, Bottero dando opportunità di lavoro agli studenti attraverso progetti di formazione qualificati e qualificanti
Nel 2020 mi trasferisco in Sicilia presso l’ITT Ettore Majorana di Milazzo nell’indirizzo informatica e telecomunicazioni. Dal 2021 sono definitivamente trasferito presso la sede dell’Istituto Professionale di Furci Siculo dell’IISS Salvatore Pugliatti dove insegno nel corso Manutenzione ed Assistenza Tecnica. Seguo le tecnologie informatiche nel biennio dell’istituto e le materie d’indirizzo nel triennio (tecnologie e tecniche di diagnostica e di manutenzione di impianti civili ed industriale, tecnologie elettrico elettroniche ed applicazioni). Da quest’anno mi occupo dei percorsi di PCTO e di rapporti con aziende del territorio jonico.
-
Wikipedia: “Nel 1642 Blaise Pascal costruì una macchina in grado di fare operazioni utilizzando il riporto automatico”… di che cosa si trattava, professore?
La famosa “Pascalina” era una macchina meccanica, vista l’unica potenzialità dei dispositivi dell’epoca dove la corrente elettrica era ancora nei sogni dei fisici. Poteva lavorare su un massimo di dodici cifre mediante la tecnica del riporto. Nella fattispecie la base di numerazione non era quello decimale, ma la lira francese. Chiaramente lo scopo era puramente contabile ed era impiegata nel campo commerciale.
Mi consenta, intanto, di raccontarle (in breve) una mia mia antica esperienza scolastica: nei miei anni da studente, il mio insegnante di topografia, il compianto prof. Maiolino, affermò durante sua una lezione in classe: “io le formule le ricavo, perché se dovessi ricordarle tutte mi servirebbe una testa grande quanto questa classe”. Mi colpì questa affermazione sulla capacità umana di “elaborare”, di sviluppare, di dialogare. L’ingegnere, negli anni ’80, dedicava ore della sua giornata ad elaborare in linguaggio di programmazione. Mini programmi che, comunque, a noi studenti apparivano fantascienza.
-
I PC di allora, erano forniti di hard disk infinitamente meno potenti dei nostri smatphone e i floppy disk da 5’ ¼ erano dei “lenzuoli” dalla capacità microscopica. L’automotive, ad esempio, fa già da tempo ampio uso della Rete. Si parla, inoltre, di guida autonoma. Dove stiamo andando?
L’evoluzione del personal computer, grazie ai pionieri quali Douglas Englebart che inventò il primo mouse rudimentale (perfezionato da Steve Jobs con il Macintosh vent’anni dopo nel 1984) ha seguito di pari passo la riduzione dei circuiti dalla prima generazione del 1945 a valvole termoioniche e grazie ai circuiti integrati si è giunti alla quinta generazione del 1982. Da quarant’anni ad oggi abbiamo assistito ad un forte sviluppo del calcolo parallelo (il grid computing) ed un sempre più pressante peso da parte del software. Adesso le “APP” hanno preso il sopravvento rispetto all’hardware.
-
Oggi, gratuitamente – od a pagamento – possiamo usufruire della cosiddetta intelligenza artificiale… Quali i benefici e quali (secondo lei) i dubbi sugli sviluppi in chiave business ad esempio?
Il fenomeno è in forte crescita. La prima volta risale al 1956 grazie ad IBM. Adesso gli investimenti sono notevole. Centinaia di miliardi di dollari investiti da privati (ahimè a discapito degli investimenti pubblici). Abbiamo AI in grado di riprodurre immagini, scrivere articoli di giornali, creare t-shirt e gadget su ordinazione. Stanno venendo fuori molti problemi circa l’etica di questi dispositivi. L’algoretica è la scienza che studia l’etica e le regole che tali algoritmi dietro alle AI devono essere rispettati. L’affare è grande e, soprattutto, i colossi dell’hi tech vedranno i loro ricavi a medio e lungo termine ricoprire i cospicui investimenti effettuati.
-
Fenomeno dei tempi moderni. Sono tante le piattaforme che tengono i giovani incollati ore ed ore al proprio “giocattolino online”. Gli incidenti gravi, secondo lei, hanno a che fare con il cattivo uso dei social?
Esistono dati inconfutabili, scientificamente provati circa la correlazione tra uso costante di piattaforme social e danni sullo sviluppo evolutivo ed emotivo degli adolescenti. La connessione con la propria coscienza non è sempre presente su tali piattaforme.
-
Zuckerberg, un visionario come altri grande del passato. Ricordiamo Henry Ford, Enrico Mattei… Zuckerberg ha fiutato l’affare, il business… i dati sensibili della nostra generazione, – come Lei stesso ebbe a ricordare -, rappresentano l’oro ed il petrolio del 21° secolo. Parliamo di affari miliardari.
Purtroppo si è capito subito che la corsa ai dati rappresenterà la vera ricchezza del ventunesimo secolo. Peccato che il “giocattolo” creato è molto pericoloso. La possibilità di perdere la propria libertà e la propria identità è reale. Nelle scuole si sta ponendo l’attenzione su questa questione, l’uso consapevole di certi strumenti e la responsabilità soggettiva circa la divulgazione di informazioni. Le grandi compagnie sono molto restie ad ammettere questo rischio.
-
Whatsapp e i messaggi (scritti e vocali) h24. Siamo veramente succubi di una forma di “pseudo dialogo” e, invece, mancherebbe – secondo molti – quella che era la capacità di riflessione, confronto reale ragionato e persino (causa della “sintesi moderna”) assenza dei valori di un tempo?
È evidente che, dopo la pandemia del 2020, la solitudine e l’incomunicabilità, soprattutto tra gli adolescenti, sono sotto gli occhi di tutti. La dipendenza dalla messaggistica istantanea e la continua connessione dei soggetti che non riescono a staccarsene hanno raggiunto livelli preoccupanti. Molti non se ne rendono conto perché sono avvolti dall’oblio del click e dal torpore dell’emoticon. Una volta i nostri genitori ci invitavano a restare in casa, adesso accade esattamente il contrario. Il problema è evidente anche tra gli adulti, senza trascurare la continua pressione che tali strumenti esercitano sulla psiche.
Giovanni Bonarrigo
Invia un Commento