Gabriele Camelia e il Targa Florio al Caffè d’Arte

A sessant’anni dalla scomparsa del grande palermitano Vincenzo Florio, ricordare la ultracentenaria gara su strada più antica del mondo è stata la scelta più che azzeccata che il Caffè d’Arte della cittadina più fiorente del comprensorio jonico potesse fare.

Santa Teresa di Riva (Messina). Una serata allietata dalle performance dalle giovani promesse del corpo bandistico V. Bellini e dall’onnipresente grande chitarrista Agatino Scuderi, ma che appare doveroso a questo scrivente consegnare nelle mani del colto e sempre gentile Gabriele Camelia.

Parlare di Targa Florio è come richiamare le “gioie terribili” (come le definiva lui) del Drake Enzo Ferrari. Infatti, proprio un giovanissimo Enzo Ferrari, come racconterà molto più tardi nel suo libro “Una Vita per l’Automobile”, fu fiero di aver incontrato in occasione della sua prima partecipazione da pilota, il grande Vincenzo Florio. Ma se Camelia ha voluto ricordare anche la tragedia del marchese Alfonso De Portago, è perché le corse di un tempo erano molto pericolose e spesso mortali. Tuttavia, se nelle Targa Florio di un tempo potevano stimarsi fino ad un milione di partecipanti, ciò testimonia non solo la planetaria importanza rivestita dall’evento, ma la grande capacità dell’organizzatore di attirare in esso stelle di primissimo piano dell’automobilismo ed un pubblico spesso costellato di VIP.

“Il Futuro si nutre del ricordo di nobili gesta…impariamo l’amore per la nostra terra da chi l’ha saputo amare: Vincenzo Florio, mecenate di Sicilia”. La presidente  Melina Patanè, come usuale suo costume, ha accolto gli ospiti in sala con un calore che potrei definire familiare, tanto da racchiudere poi in un caloroso applauso una storia di motori che è Sicilia e forte passione. Sul contenuto della “storia” mi taccio, ma solo perché il racconto sarebbe troppo lungo e stupendo da meritare il desiderio di esserci stati. Nonostante il freddo glaciale e la neve sulla pubblica via dei nostri paesi in riva al mare.