Bastian Contrario
Finita l’emergenza? Non la pandemia
Correva l’anno 2020: mese di marzo; sembra passato un secolo ma è storia nostra recente, scoppiava un’Emergenza che poi veniva definita Pandemia coronavirus Covid-19, una pestilenza che diffuse terrore e disperazione in ogni parte del mondo.
Subito si cercarono colpevoli, nominando laboratori in Cina piuttosto che intrighi internazionali calcolati. Per due anni, la popolazione è stata tempestata da assordanti dichiarazioni e affermazioni di “esperti” o virologi improvvisati mentre scoppiava il caos nelle piazze. Nella primissima ondata, fu facile capire che la nostra Sicilia (non si sapeva essere solo l’inizio di più aggravanti e numerosi episodi tragici in tutto lo “stivale”), poteva vantare solo un fatto: non era fra le regioni più colpite. Se lo fosse stata, come poi lo fu, le sue scarse strutture sanitarie, insufficienti e sprovviste di personale, valido ma ridotto all’osso, sarebbero andate all’inevitabile collasso. La politica cercò, da par suo, di imbrogliare le cose e camuffare i fatti, spalmando le morti avvenute nei vari ospedali.
Oggi, 1 aprile 2022, la dichiarazione dell’assessore della Salute della Regione Sicilia Ruggero Razza: “con l’entrata in vigore delle nuove norme di contrasto al Covid, anche la Sicilia dimostra di aver operato al meglio, creando, al netto dei ritardi, tutto il 50% dei posti letto previsti. La nostra migliore risposta alle polemiche futili e strumentali di alcuni è nei risultati raggiunti, che ci hanno permesso di spalmare i disagi senza gravare su nessun cittadino”. Ed ha concluso affermando a gran voce: “Abbiamo rispettato tutti gli impegni assunti con i Siciliani e con lo Stato”. Che (impunita) faccia di bronzo, mi viene da dire.
Ma torniamo al passato: mentre si ricorreva al primo Lockdown, (ossia, misure di confinamento di blocco o di chiusura in casa), dal web, presunti “testimoni della vera verità”, annunciavano che il covid non esisteva (follia!!) e che era solo una semplice influenza o raffreddore, che era tutta una congiura atta a chiudere la popolazione in casa.
Dopo poco più di un anno, si cominciò a parlare di vaccini: in tempo record, rispetto ai normali protocolli (il cui iter è molto lungo e può arrivare sino a 10 anni), protocolli che tengono conto anche di sperimentazione e verifica di eventuale tossicità, stimolazione del sistema immunitario e tolleranza fra i pazienti. Ovvie e comprensibilissime le perplessità espresse in merito ad effetti collaterali rivelatisi dannosi per particolari categorie di persone affette da talune patologie.
Prima dose, seconda dose, terza dose booster. Il covid non è stato una “passeggiata” e le testimonianze, non solo apprese dai telegiornali o dalla carta stampata ecc., i numerosi lutti verificatisi attorno alle nostre comunità, conseguenze economiche comprese, sembravano aver perlomeno offerto l’occasione del secolo all’intero genere umano per riflettere, per riscoprire valori in via di esaurimento. Sembravano, appunto.
Ebbene, mentre tutti (grazie ai cosiddetti “social”), ci si scontrava fra vaccinati e No Vax: addirittura fra le tante farneticazioni, una signora si sentiva aggredire perché, avendo fatto il vaccino avrebbe immesso nelle proprie vene il …diavolo. Il punto di oggi comunque non è che “tutti parlano di tutto” ma che la generazione di tuttologi non è finita.
Da un mese circa, con l’aggravarsi della situazione internazionale e lo scoppio della guerra in Ucraina tutti sono diventati esperti di geopolitica. Martellante è la continua gara mediatica a chi fa la trasmissione più lunga sulla guerra. Mattina, pranzo, sera, notte: tutti parlano solo di guerra. Il problema non è il tema, di cui si deve parlare in quanto triste attualità, ma le persone che ne parlano, cioè tutti. Mi chiedo e mi domando si può essere informati di tutto e di tutti oppure si fa semplicemente commercio di informazioni?
La mia solidarietà e il mio impegno umano va tutto nei confronti della popolazione ucraina e soprattutto dei minori ucraini che subiscono la guerra, ma anche ai minori russi e a tutte le persone che non vogliono la guerra come non la voglio io: NO ALLA GUERRA. La mia preoccupazione più grande e contingente è per i nostri ragazzi, per i più piccoli, che ancora non usciti dalla pandemia, si trovano davanti ad un’altra emergenza ancora più grave… che sfida signori!
Ebbene, andiamo verso la fine dello stato d’emergenza e, nel volgere di alcune settimane, anche lo stop a Green pass e mascherine: l’Italia si avvia al ritorno alla normalità, o meglio alla convivenza con il virus. Molti i cambiamenti previsti nei prossimi giorni. Per quanto riguarda mascherine, green pass, le norme di accesso e la vita quotidiana, le date importanti sono 1 Aprile e 1 Maggio.
Dal 1 aprile non serve più il green pass per salire su tram, autobus e metro ed in generale i mezzi di trasporto pubblico locale dove però resta obbligo di mascherina Ffp2 fino al 30 aprile. Dal primo Maggio Termina l’obbligo del Green pass quasi ovunque. Dal 15 Giugno, decadono gli obblighi vaccinali per il personale scolastico, militari, agenti di polizia e soccorso pubblico, polizia locale, dipendenti dell’amministrazione penitenziaria e in generale lavoratori all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori, personale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. …
Mentre la gestione della pandemia diventa ordinaria, un paio di cose sono certe: un prevedibile prossimo eccessivo “rilassamento” al riguardo delle misure di prevenzione dal virus da parte nostra, sia esso dettato da “stanchezza mentale” che da intolleranza già cronica alle regole imposte, temi che inevitabilmente riaggraveranno situazioni sanitarie locali e regionali, ma che soprattutto metteranno ancora a rischio vite umane. Speriamo bene.
Bastian contrario
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