“Il mio nome è Ayrton e faccio il Pilota”

Ayrton Senna. Grande, unico, spietato in pista quanto umano nella vita. Lucio Dalla, (dalla cui canzone ho estrapolato la frase del titolo), ebbe a riferire che “Ayrton era un uomo di una bontà assoluta, il quale manteneva dai venti ai trenta bambini di strada in Brasile, cosa che non ha mai pubblicizzato”. Aggiungiamo che, il campione ha realizzato un fondazione, proprio per aiutare gli ultimi di quel sua Brasile che ben conosceva dal basso.

Senna, per molti il più grande di tutti, ma certamente lo fu della sua epoca: trionfò in pista contro indiscussi assi del volante del calibro di Alain Prost, Nigel Mansell, Nelson Piquet, Michele Alboreto, ed incrociando la giovanissima stella nascente Michael Schumacher.

Senna, ci lasciava un pomeriggio di maggio, quel maledetto primo maggio 1994, mentre era in testa al Gran Premio di San Marino e guidava una Williams che lo avrebbe certamente portato ad un nuovo titolo mondiale. Fu un maledetto weekend, nelle qualifiche del quale, il giorno prima, uno sconosciuto Roland Ratzemberger, (su una modestissima Simtek) per primo aveva perso la vita, ed un giovane Rubens Barrichello (su Jordan), era letteralmente volato dritto contro le barriere, per fortuna senza gravi conseguenze fisiche.

Io, ero davanti alla TV, a guardare come di consueto il Gran Premio. Come me, c’era eccezionalmente un amico che, seppure tutt’altro che appassionato, rimase esterrefatto assistendo alla lunga diretta dopo il memorabile schianto alla curva del Tamburello. Emilia Romagna, terra di motori, la terra del grande Enzo Ferrari, il circuito intitolato oggi a Enzo e Dino Ferrari. Un Gran Premio, quello di San Marino, che negli anni precedenti alla tragica morte di Ayrton, ebbi a vedere di presenza per ben due volte.

Primo maggio 2014. Sono trascorsi vent’anni da quella tragedia che gettò nello sconforto milioni di tifosi in tutto il mondo: giornali e televisione raccontando ancora Ayrton “The Magic” mentre il circuito di Imola, che nel frattempo ha perso la Formula Uno, si infiamma di eventi che raccolgono una popolazione proveniente da ogni parte del pianeta.

Ayrton Senna da Silva, nasceva a San Paolo il 21 Marzo 1960. Fu tre volte campione del mondo di F1, rispettivamente negli anni 1988, 1990 e 1991 su McLaren Honda.

MAGO DELLA PIOGGIA

Debuttava nella massima formula nel GP del Brasile 1984 su Toleman-Hart, dimostrando subito un talento eccezionale portando nel corso della stagione la piccola scuderia inglese risultati mai registrati prima. Memorabile sarebbe rimasto, il clamoroso secondo posto nel GP di Monaco disputatosi sotto un diluvio, e che solo l’anticipata conclusione della gara avrebbe impedito al giovane Ayrton di soffiare la vittoria ad un certo Alain Prost, al quale rifilava più di sei secondi al giro.

IL PASSAGGIO ALLA LOTUS

Fu la Lotus John Player Special, fra le tante scuderie a mettere gli occhi su di lui, a ingaggiare Ayrton nel 1985. Già alla seconda gara, il team inglese avrebbe così conseguito la prima vittoria della 97T in un gran premio del Portogallo anch’esso disputatosi sotto una pioggia torrenziale. Ben 7 pole position (che sarebbe stata una specialità della sua carriera) conquistate in quella stagione, grazie anche al potente Turbo Reanault, che in prova non soffriva delle limitazioni del consumo. Senna sarebbe rimasto in Lotus per tre stagioni, fino al 1987 anno in cui la scuderia passò ai motori Honda.

LA CONSACRAZIONE IN MCLAREN

Il passaggio nel 1988 in McLaren, scuderia dalla ben maggiore competitività, accanto al “Professor Prost”, gli avrebbe regalato subito una stagione trionfale. La MP4/4 era una vettura eccezionale, ed i due campioni si aggiudicarono l’incredibile risultato di 15 GP su 16 in programma. Enzo Ferrari era venuto a mancare pochi giorni prima il 14 Agosto dello stesso anno: solo l’assurda collisione a due giri dal termine della corsa, fra la Williams del sostituto di Nigel Mansell, Jean Louis Shlesser, e la McLaren di Senna. Incidente che privava Ayrton della sua prima vittoria a Monza a favore del ferrarista Gerhard Berger, il quale, assieme a Michele Alboreto si involava verso una insperata doppietta Ferrari.

Nella stessa stagione cominciò ad accendersi la forte rivalità fra Senna e Prost. Nel Gran Premio del Portogallo, il campione transalpino dopo il duello fra i due, accusò Ayrton di averlo stretto contro il muretto. Manovra che reputò pericolosa.

La stagione 1990, sulla falsariga della precedente, cominciò con il dominio della scuderia inglese. Tre vittorie di Senna nelle rime quattro gare, ma al GP di San Marino la rivalità con Prost scoppiò, causa la violazione di un patto (non superarsi durante il primo giro di gara), e così Senna vinse la corsa causando la furia di Alain.

Ma sarebbe stato il GP del Giappone, durante il quale l’accesa rivalità fra i due contendenti al titolo sarebbe sfociata nella collisione Prost, (in una manovra che a termine del regolamento gli permetteva di chiudere la traiettoria in quanto davanti), chiuse la chicane a Senna e, credendo che la gara fosse così finita, si ritirò. Ma il brasiliano, grazie alla spinta dei commissari di percorso, riprese la gara e riuscì a tagliare primo il traguardo dopo aver superato Alessandro Nannini su Benetton. La questione venne però portata davanti ai giudici sportivi e Sanna venne squalificato. Nannini, così vinse la sua unica gara in carriera e Prost potè fregarsi del sue terzo alloro mondiale.

1990. SENNA RESTITUISCE IL MALTOLTO

Con il passaggio di Alain Prost in Ferrari, affiancato dal “leone” Nigel Mansell, la “rossa” di Maranello, ha tutte le carte in regola per contendere il titolo ad Ayrton. Sarebbe stata una stagione molto combattuta, dove, anche grazie all’accesa rivalità interna fra i due “galletti” ferraristi, Senna giungeva al GP del Giappone, (ancora lui) dove, qui con una chiusura decisamente azzardata e pericolosa alla prima curva, mandava la Ferrari di Prost, e la sua stessa McLaren sulla sabbia vincendo così il suo di terzo titolo. “Le corse sono fatte così: certe volte finiscono alla prima curva, certe volte finiscono a sei giri dalla fine”, avrebbe poi esclamato alludendo all’episodio dell’anno precedente. Senna era così Campione per la seconda volta.

1991. IL TERZO ALLORO DI AYRTON

La McLaren lascia il collaudato V10 per passare al V12, convinta che sia la strada del futuro. Quattro vittorie di fila per Ayrton, ma propiziate sia dal calo di competitività della Ferrari che dalla scarsa affidabilità della Williams. Ma quest’ultima sta sviluppando un nuovo cambio al volante ed un motore Renault che la renderà competitiva. Senna, cerca di tamponare con la sua classe innata al ritorno della FW14. Nel GP di Ungheria, grazie anche all’apporto dato da una nuova benzina della Shell, Ayrton coglie un’importantissima vittoria. Replicherà a Spa, grazie ai ritiri dei principali avversari. A fine stagione, nonostante le difficoltà, per il Campione Brasiliano sarà terzo alloro mondiale.

1992. LO STRAPOTERE DELLE FW1B CONVINCERA’ PROST A PASSARE IN WILLIAMS

Nulla può Senna contro le Williams-Renault a sospensioni attive. Solo due arrivi al traguardo nelle prime cinque gare. Il team di Woking non è competitivo. Sbagliata si è rivelata la scelta di passare al V12. A fine stagione, saranno tre soli i successi colti da Ayrton, mentre per il “leone” Nigel Mansell ritornato alla Williams sarà il suo primo (ed unico) titolo mondiale. Tanto basterà a convincere il rivale Prost a bruciare Senna sul filo di lana, firmando per il team Campione del mondo per la stagione successiva. Il brasiliano, è costretto a rimanere in McLaren e si ritroverà a passare dal propulsore Honda ad un più modesto V8 Ford.

1993. UNA STAGIONE CALVARIO… MA COMBATTUTA CON ONORE

Nonostante il rivale di sempre Alain Prost disponesse di una Williams stratosferica e lui invece di una modesta McLaren spinta da un V8 Ford poco affidabile, Senna darà vita ad alcune gare spettacolari: in particolare nel GP d’Europa a Donington Park, l’asso brasiliano sotto una pioggia battente si imporrà infliggendo alla fine un minuto e mezzo di distacco a Damon Hill secondo e un giro a Prost. Sarà comunque l’anno della quinta vittoria consecutiva (un record) di Senna a Montecarlo, che conquisterà anche il GP di Giappone e Australia e, in quest’ultima gara stagionale, ultimo GP del rivale Prost (quadricampione del Mondo), sul podio in cui i due si ritrovano primo e secondo, è l’abbraccio finale.

1994. SENNA PASSA ALLA WILLIAMS

Con il quarto titolo mondiale, Prost chiudeva la propria brillante carriera. Senna, non poteva non cogliere l’occasione per ereditare quella Williams. Tre pole position di fila, per un Senna, che, pur senza quelle sospensioni attive che resero Prost imbattibile, (il regolamento le aveva vietate assieme a tutti i dispositivi elettronici), è comunque il numero uno del Circus.

Ma la vettura progettata da Adrian Newey è instabile, critica da guidare oltre che talmente stretta che Senna dirà: “se anche mangiassi anche solo un panino… non riuscirei ad entrare nell’abitacolo”.

E siamo al GP di Imola, che comincia in malo modo: il venerdì con l’incidente di Barrichello alla variante bassa, per fortuna senza gravi conseguenze per il pilota. Ma il peggio deve ancora arrivare: il sabato, sarà fatale a Roland Ratzenberger alla curva Villeneuve. Cosa può ancora capitare? Senna, partirà con la bandiera austriaca nella sua monoposto per sventolarla in caso di vittoria, ma un più atroce destino lo attende.

È il settimo giro quando alla curva del Tamburello, a causa della rottura del piantone dello sterzo (pare che Senna avesse richiesto, dopo le prove, che fosse migliorata la visibilità sulla strumentazione. Per questo sarebbe stata praticata una saldatura che poi non avrebbe retto alle forti sollecitazioni di gara), così nulla avrebbe potuto Senna, oltre che attaccarsi ai freni. Una insufficiente via di fuga, non sarebbe stata sufficiente a rallentare la monoposto quanto dovuto. Nel distruggersi contro il muretto, nella Williams si spezzava la sospensione che entrava nel casco del pilota brasiliano sfondandogli la regione temporale destra e provocandogli gravissime e fatali lesioni.

Immediati i soccorsi in pista. Senna perdeva oltre tre litri di sangue. L’equipe medica decideva di trasportarlo al vicino Ospedale Maggiore di Bologna dove veniva ricoverato nel reparto rianimazione. Ogni sforzo si rivelava vano e, alle ore 18,40, senza mai riprendere conoscenza, all’età di 34 anni si spegnava Ayrton.

Poche ore dopo, la magistratura italiana ordinava l’autopsia del corpo del campione e si avviava una lunga procedura che nel 2007 portava al processo, poi conclusosi nel 2005 con l’assoluzione, sia del Patron Frank Williams che del progettista della monoposto Adrian Newey, in tutti i te gradi di giudizio.

Ayrton Senna da Silva: 161 Gran Premi disputati (su 162 partecipazioni), 41 vittorie, 65 pole position, 19 giri più veloci in gara e 610 punti validi (su 614 totali). Partito 78 volte in prima fila, ha ottenuto 96 piazzamenti a punti, 80 dei quali sul podio e percorrendo 13672 Km al comando di una corsa.